Genitori in crisi: quanto è dannosa la separazione per i figli?
Le separazioni con figli sono indubbiamente più difficili da gestire. Gli interessi della coppia devono fare i conti con lo sviluppo psicosociale dei bambini e garantire che esso non sia danneggiato in alcun modo.
La separazione di per sé non è –in genere- un ostacolo alla creazione di legami affettivi stabili e corretti col mondo esterno e non pregiudica la dimensione psicologica dei figli. E’ evidente che può condizionare la sfera emozionale, ma in genere non reca danni se esistono adeguate forme di compensazione e se la presenza di entrambi i genitori è ugualmente assicurata.
Ciò che danneggia i figli, quindi, non è il fatto che i genitori non vivano più insieme, ma l’esposizione prolungata alla conflittualità di questi ultimi.
Reazione alla separazione. Esiste un’età in cui la separazione è meglio tollerata?
Fino a tre anni i bambini non comprendono i fatti ma solo il portato emotivo che li accompagna. In pratica, assorbono l’emotività dell’ambiente. La delicatezza di questa fase è evidente.
Successivamente sino ai sei anni, i bambini si impadroniscono del linguaggio e interagiscono maggiormente con il mondo esterno, tuttavia essi non sono in grado di comprendere cosa sia una separazione. Possono sentirsi responsabili degli eventi circostanti, e in alcuni casi manifestare senso di colpa (“se litigano è per colpa mia..”).
Nel periodo successivo e sino ai 10 anni c’è una sorte di fase “manipolativa”. Si affina (ovviamente in buona fede) l’arte della bugia ai fini della maggiore ricezione possibile di affetto da parte di entrambi i genitori. In questo periodo sono frequentissime le “invenzioni” fantasiose, tese ad ingraziarsi ora l’uno, ora l’altro genitore.
Ho sperimentato sul campo che questo è un periodo realmente pericoloso anche sotto il profilo legale. Molti compagni o compagne di separati/divorziati diventano, spesso, l’oggetto di “innocenti diffamazioni” da parte del piccolo, che per ingraziarsi il genitore esalterà (o inventerà) le manchevolezze del nuovo compagno di mamma o la trascuratezza della nuova compagna di papà.
A volte, un episodio inventato per compiacere un genitore, può essere tanto denigratorio da indurre quest’ultimo a querelare il/la “rivale” per un fatto mai realmente accaduto.
E’ anche per questo che solitamente le deposizioni dei minori vengono disposte dopo i 12 anni d’età.
Durante il periodo adolescenziale, c’è una repentina accelerazione. Le figure genitoriali non sono più il filtro attraverso il quale interpretare il mondo e il conflitto con la figura adulta è quasi sempre critico. Se una separazione dovesse giungere proprio in questa fase, la reazione dell’adolescente sarebbe con grande probabilità un giudizio severo, una dura reazione al rifiuto percepito.
Separazione: come si comunica a un bambino?
E’ preferibile un approccio congiunto, parlando al figlio insieme e facendo capire che l’affetto intorno a lui c’è e resterà immutato. E’ assolutamente preferibile parlarne a ridosso dell’uscita dalla casa coniugale e non troppo presto.
La comunicazione deve quindi avvenire quando i tempi sono maturi e pertanto quando la decisione è stata agita da un reale allontanamento dal tetto coniugale.
Tuttavia, l’aspetto che inciderà emozionalmente sul figlio è certamente successivo alla separazione.
Infatti, ciò che influenzerà la stabilità emotiva del minore sarà il clima di serenità o di ostilità tra i genitori che sarà percepito nel corso delle visite o delle conversazioni finalizzate ad indirizzare l’educazione e le attività della prole.
La separazione, quindi, può essere dannosa o, se ben gestita, può essere tollerata.
Viceversa, l’eccesso di conflittualità fra i genitori successivo alla separazione, è sempre un insuccesso educativo e toglie risorse emotive al minore, predisponendolo all’aggressività e alla fragilità.
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