Le false accuse nel corso della separazione giudiziale (o in vista della stessa), sono un fenomeno in forte ascesa. Erroneamente, si ritiene che la formulazione di false accuse possa volgere a proprio favore le sorti della separazione giudiziale. In realtà, una simile tattica processuale è sempre fallimentare. Vediamo perché.
Perché si accusa
Le false accuse possono provenire da soggetti “difficili”, con disturbi della personalità più o meno latenti. Soggetti come questi, con aspetti patologici irrisolti, accusano spesso in buona fede, in risposta a un genuino senso di persecuzione.
Non è raro, per il matrimonialista, imbattersi in soggetti che arrivano in studio esasperati da comportamenti del partner che, esaminati dall’esterno, non hanno nulla di persecutorio.
E’ indispensabile dissuadere questi soggetti da un’azione penale infondata, tuttavia il risultato che si ottiene è solitamente un secco rifiuto cui segue la ricerca di un professionista pronto a schierarsi.
Questi soggetti sono pericolosi anche per l’avvocato che non sappia mantenere il giusto distacco, perché sanno mentire e sanno intuire ciò che ci indigna, sperando di motivarci.
Non è infrequente che, analizzando la storia personale di questo genere di clientela, si scoprano vissuti di maltrattamento in giovane età, veri o vissuti come tali.
Inutile tuttavia dire che la grande maggioranza delle false accuse proviene da soggetti mentalmente sani, che operano lucidamente al solo scopo di vincere la causa.
A chi sono rivolte le false accuse?
I soggetti maggiormente colpiti da accuse che successivamente si rivelano infondate sono gli uomini, e il fenomeno più denunciato è certamente l’abuso sessuale (91% dei casi).
Spesso (13% dei casi) nemmeno i nonni vengono risparmiati da accuse mendaci di violenza o perfino di abuso.
In rarissimi casi le accuse sono orientate verso soggetti esterni alla famiglia, il che conferma il carattere strumentale della maggior parte di esse.
A chi fanno male le false accuse?
Le vere conseguenze di un’accusa falsa non sono immediate, si manifestano nel corso del giudizio e colpiscono tutti i componenti della famiglia.
Le denunce infondate colpiscono soprattutto i figli, poiché il giudice, specie nella prima fase del procedimento, potrebbe decidere per l’affidamento ai servizi sociali in attesa di avere maggiori elementi.
Un dato sottovalutato dall’accusante sono le conseguenze sull’equilibrio dei figli. Tuttavia, il vero “accusatore” non empatizza spesso con i figli e li triangola, vale a dire che li coinvolge per sostenere la propria posizione.
I giudici tutelano immediatamente i bambini degli accusanti, spesso collocandoli presso terzi, e quasi sempre affidandoli ai servizi sociali e all’ausilio di specialisti. Tuttavia, il percorso è di per sé un trauma.
Anche i genitori, entrambi, iniziano a vivere un’escalation gravosa e traumatica, che lede la loro stabilità psicologica e la salute fisica. La lunghezza dei processi si traduce in una pericolosa e continua minaccia alla stabilità psichica, affettiva e sociale dell’intero nucleo familiare.
Come finiscono le separazioni con false accuse?
Solitamente i giudici derubricano la violenza intrafamiliare col generico termine “conflittualità”.
In presenza di conflittualità, la sentenza è stereotipata: affidamento ai servizi, collocamento presso il genitore meno conflittuale oppure in casa famiglia, psicoterapie e monitoraggi obbligatori per tutti.
E l’accusatore diventa un “paziente” della Giustizia.
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