La separazione c’è stata, la casa è stata assegnata al genitore collocatario..ma il coniuge non lascia la casa coniugale. Cosa fare se il coniuge non va via di casa.
Il coniuge non lascia la casa coniugale dopo la separazione
Nonostante il dispositivo del giudice, il coniuge non esce di casa. E’ nomale dargli del tempo, tuttavia sembra proprio che abbia deciso di rimanere in casa e di andarsene solo quando ne sarà cacciato dalla polizia. Quali sono i rimedi per un comportamento del genere? Cosa fare se il coniuge non va via di casa?
I possibili rimedi
Come prima possibilità, esiste l’esecuzione forzata del provvedimento del giudice attraverso ufficiale giudiziario e forza pubblica. Come seconda possibilità, esiste la querela. Esiste uno strumento ulteriore, vale a dire l’azione combinata di entrambe le iniziative (civile più penale).
Il problema, tuttavia, non è la scelta del rimedio più opportuno. Il vero problema sono i tempi. Se il coniuge non va via di casa da solo, infatti, la sua permanenza sino al termine dell’esecuzione è certa.
I tempi dell’esecuzione
Nell’azione civile per l’esecuzione coattiva dell’obbligo di lasciare la casa coniugale, occorre osservare dei passaggi obbligati, il primo dei quali è la notificazione del titolo esecutivo e del precetto. Vale a dire che il provvedimento del giudice deve essere inviato da un avvocato al coniuge non assegnatario, accompagnando il documento con un invito a liberare l’immobile entro dieci giorni.
Trascorsi inutilmente i dieci giorni, se i coniuge non assegnatario insiste nel restare in casa, l’avvocato porrà in esecuzione il titolo, ricorrendo ai vari accessi dell’ufficiale giudiziario e completando solitamente il rilascio attraverso l’ausilio della forza pubblica.
Inutile dire che in grandi città, come Roma, i tempi dei rilasci assomigliano a quelli degli sfratti. Paradossalmente si può essere separati eppure ancor più in contatto di prima, magari per anni.
La soluzione più efficace
Probabilmente, il rimedio migliore consiste nell’adire la giustizia penale. Di fronte alla mancata attuazione di un ordine del giudice civile, infatti, si può rischiare il carcere sino a tre anni.

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