Prima di una separazione giudiziale, ci si domanda spesso quanto si paga di mantenimento per i figli all’esito di una sentenza. Non esiste una risposta precisa, ma esistono dei criteri che possono aiutarci a fare una previsione. Ed esistono risorse online che possono aiutare*.
Quanto si paga di mantenimento, per un giudice?
Il giudice, nel determinare il contributo di mantenimento in favore dei figli, tiene conto di diversi criteri:
- le attuali esigenze del figlio
- il tenore di vita goduto dal figlio durante la convivenza con entrambi i genitori
- i tempi di permanenza presso ciascun genitore
- le risorse economiche di entrambi i genitori
- il valore dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore.
Non possiamo capire se e quanto si paga di mantenimento per i figli se non valutiamo l’insieme di questi criteri.
Occorre peraltro tenere presente che, nell’accertamento delle capacità delle parti, il giudice non è vincolato alle risultanze dei modelli fiscali, che non sono considerate semplici dichiarazioni unilaterali di parte (Cass. 9915/2007).
Il giudice può quindi disattendere le dichiarazioni dei redditi, fondando il suo convincimento su altre risultanze probatorie (Cass. 9876/2006).
Il potere istruttorio del giudice
Il giudice ha infatti un ampio potere istruttorio che gli consente di decidere quanto si pagherà di alimenti anche ricorrendo a presunzioni (Cass 14 maggio 2005 n. 10135).
Ad esempio, è indice di capacità reddituale il fatto che il genitore cessi volontariamente l’attività lavorativa (Cass. 19455/2019).
Non rientrano tra le risorse economiche da considerare ai fini dell’assegno di mantenimento o del contributo in favore dei figli non autosufficienti, gli aiuti che i familiari forniscono a un coniuge durante o dopo il divorzio (Cass. 31 ottobre 2012 n. 18708) o comunque i contributi eventualmente corrisposti da terzi non giuridicamente vicolati (Cass. 11 settembre 2012 n. 15162). Il reddito del nuovo compagno o della nuova compagna, quindi, è del tutto ininfluente nella determinazione del contributo in favore dei figli minori.
Il lavoro casalingo ha valore?
Occorre ricordare che i compiti domestici e di cura assunti da ciascun genitore hanno una valenza economica. Lavare, cucinare, stirare, fare la spesa e occuparsi della casa hanno un valore che si determina in termini di lucro cessante, vale a dire del valore del tempo e dell’energia sottratti da tali attività alle proprie energie e attività lavorative.
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- La realta' della famiglia in crisi richiede conoscenze approfondite ed una dedizione assoluta. Soprattutto, richiede pratica quotidiana e grande passione personale. Per arrivare al migliore accordo.