Separazione e festività natalizie: in questo periodo dell’anno, nonostante le sentenze di separazione definiscano i tempi di frequentazione in maniera esplicita, con alternanze solitamente chiare, sorgono spesso conflitti sulla permanenza dei bambini presso i genitori.
“Quanto tempo con il papà e quanto tempo con la mamma”: in genere è questo il motivo di conflitto. Presi, comprensibilmente, dalla difficoltà della situazione, potremmo dimenticare il punto di vista dei bambini sulle festività natalizie quando c’è una separazione in corso.
L’organizzazione è importante
E’ importante che i bambini abbiano una visione chiara di come saranno organizzate le festività. Il benessere psicologico dei minori durante le festività natalizie sarà direttamente proporzionale alla coerenza che i genitori daranno alla loro organizzazione. Più questa sarà lineare e semplice, più sarà comprensibile al figlio, che saprà di poter contare su un clima disteso.
Capita invece spesso che i genitori, fino all’ultimo momento, non sappiano come organizzarsi nonostante la sentenza di separazione parli chiaro. Fra le festività natalizie, infatti, vengono spesso fatte confluire le richieste di recupero dei giorni non goduti con i figli durante l’anno. Si crea, in questo modo, la pretesa di un aumento dei giorni di spettanza che rischia di essere percepita come una lesione dei diritti dell’altro genitore.
Per favorire un clima disteso e soprattutto per evitare che i bambini percepiscano l’incertezza della propria piccola trasferta, sarebbe utile rinviare a dopo le feste ogni richiesta di recupero dei giorni non goduti e dei turni o dei weekend persi, ad es., per via di impegni di lavoro.
Comunicare le decisioni ai figli
Quando i genitori stabiliscono i tempi delle vacanze natalizie, inoltre, sarebbe utile che comunicassero le loro decisioni ai figli, con semplicità ed evitando di introdurre elementi di colpevolizzazione dell’altro genitore. Quando si comunica al figlio che i turni delle festività sono stati decisi per via dell’insistenza dell’altro, ad esempio, si può determinare un senso di colpa nel figlio, che si sente oggetto di contesa.
Sarebbe quindi utile evitare espressioni come “non ho deciso io, ha deciso tua madre” oppure come “tuo padre dice che quest’anno dobbiamo fare così”, che possono trasmettere al bambino l’idea del conflitto. I bambini, insomma, dovrebbero lasciare a casa i problemi e vivere con gioia il maggior tempo messo loro a disposizione con i genitori.
Non delegare ai figli
Spesso si ricorre alla “delega”, chiedendo direttamente al bambino come voglia organizzare la permanenza con i genitori. Chiedere al bambino se voglia passare più tempo con il padre o con la madre procura disagio e senso di colpa. E’ utile, quindi, presentarsi ai figli con un programma equilibrato e già stabilito dai grandi.
Capita spesso, ed è deleterio, che il bambino si renda conto che esiste disaccordo fra i genitori circa la data di rientro dalle vacanze. Uno dei genitori, ad esempio, può ritenere suo diritto riportare il figlio al collocatario in una data diversa rispetto a quella che l’altro genitore riterrebbe giusta o conforme a sentenza. In questi casi, nel minore può verificarsi un’ansia “anticipatoria”, una paura che quella data arrivi e che coincida con un litigio.
Anche il genitore, in questi casi, può provare tristezza e rabbia notando che il bambino è ombroso o poco espansivo. Spesso si dà la colpa all’altro genitore per questo atteggiamento del minore (“gli avrà parlato male di me prima di darmelo”).
E se non si raggiunge l’accordo?
In caso di disaccordo sui tempi di permanenza dei figli durante le festività natalizie, lo strumento giuridico, durante o dopo la separazione, è il ricorso all’art. 709 ter del codice di procedura civile, che consente al magistrato di uniformare la condotta dei genitori al dettato della sentenza o dei provvedimenti presidenziali.
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