Quando si concede l’assegno di mantenimento? Una recentissima pronuncia della Cassazione del giugno 2019, chiarisce quando è concesso l’assegno divorzile. A quanto pare, sempre meno.
| A cura dell’Avv. Piergiorgio Rinaldi – Esperto in diritto di famiglia, separazione e divorzio in Roma |
L’assegno di
mantenimento: quando è concesso
Sinora, l’assegno di mantenimento a favore del coniuge
considerato economicamente più debole era concesso ogni volta che si verificasse
un’oggettiva disparità nelle potenzialità reddituali delle parti.
Ciò che è stato discusso negli ultimi due anni, e che è
attuale materia di discussione, è semmai la questione della quantificazione
dell’assegno alimentare, soprattutto in relazione al tenore di vita goduto
durante il matrimonio e prima della separazione giudiziale.
Circa il diritto di avere gli alimenti, tuttavia, ben poco
si era detto sinora.
La Cassazione e la
sentenza n. 18287/2019
La pronuncia intervenuta recentemente sembra ribaltare l’orientamento
prevalente: l’assegno di mantenimento si concede solamente in casi specifici e
non trova fondamento nella semplice disparità reddituale dei coniugi.
Quando in passato si
concedeva l’assegno di mantenimento
In passato, l’assegno teneva conto del ruolo in famiglia
In passato, l’assegno divorzile era concesso per via di una
disparità economica fra i coniugi che era connaturata nelle scelte che la vita
matrimoniale comportava.
Si trattava di scelte di vita strettamente connesse alla
vita matrimoniale e che determinavano immancabilmente la rinuncia ad ogni
opportunità professionale. Si pensi alla casalinga, magari diplomata, che
rinunciava ad andare a lavorare per accudire i figli e seguirli nel corso dello
sviluppo.
Allora, era evidente che in caso di separazione o di
divorzio, la donna dovesse essere economicamente protetta, quasi indennizzata,
per questa scelta fatta in favore della famiglia e per l’impoverimento che ne
era conseguito.
E quando si concede
oggi
E’ ormai molto raro che la mancanza di reddito derivi da scelte
o altri fattori interni al matrimonio, mentre è assai frequente che la mancanza
di mezzi di sostentamento dipenda da fattori esterni,
quali la crisi del mercato del lavoro, le competenze o l’età.
La Cassazione ha quindi stabilito che non è più sufficiente
che vi sia semplice disparità economica, e che occorra invece dimostrare un’oggettiva
difficoltà di trovare lavoro, in relazione alle potenzialità lavorative effettive
del soggetto che chieda di ricevere gli alimenti.
Conta, infine, la durata del matrimonio: se questo è stato
molto breve, gli alimenti non sono dovuti.
Avv. Piergiorgio Rinaldi, avvocato matrimonialista in Roma
Avv. Piergiorgio Rinaldi, esperto in diritto di famiglia
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Avv. Piergiorgio Rinaldi
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Quando si concede l’assegno di mantenimento? Una recentissima pronuncia della Cassazione del giugno 2019, chiarisce quando è concesso l’assegno divorzile. A quanto pare, sempre meno.
| A cura dell’Avv. Piergiorgio Rinaldi – Esperto in diritto di famiglia, separazione e divorzio in Roma |
L’assegno di mantenimento: quando è concesso
Sinora, l’assegno di mantenimento a favore del coniuge considerato economicamente più debole era concesso ogni volta che si verificasse un’oggettiva disparità nelle potenzialità reddituali delle parti.
Ciò che è stato discusso negli ultimi due anni, e che è attuale materia di discussione, è semmai la questione della quantificazione dell’assegno alimentare, soprattutto in relazione al tenore di vita goduto durante il matrimonio e prima della separazione giudiziale.
Circa il diritto di avere gli alimenti, tuttavia, ben poco si era detto sinora.
La Cassazione e la sentenza n. 18287/2019
La pronuncia intervenuta recentemente sembra ribaltare l’orientamento prevalente: l’assegno di mantenimento si concede solamente in casi specifici e non trova fondamento nella semplice disparità reddituale dei coniugi.
Quando in passato si concedeva l’assegno di mantenimento
In passato, l’assegno divorzile era concesso per via di una disparità economica fra i coniugi che era connaturata nelle scelte che la vita matrimoniale comportava.
Si trattava di scelte di vita strettamente connesse alla vita matrimoniale e che determinavano immancabilmente la rinuncia ad ogni opportunità professionale. Si pensi alla casalinga, magari diplomata, che rinunciava ad andare a lavorare per accudire i figli e seguirli nel corso dello sviluppo.
Allora, era evidente che in caso di separazione o di divorzio, la donna dovesse essere economicamente protetta, quasi indennizzata, per questa scelta fatta in favore della famiglia e per l’impoverimento che ne era conseguito.
E quando si concede oggi
E’ ormai molto raro che la mancanza di reddito derivi da scelte o altri fattori interni al matrimonio, mentre è assai frequente che la mancanza di mezzi di sostentamento dipenda da fattori esterni,
quali la crisi del mercato del lavoro, le competenze o l’età.
La Cassazione ha quindi stabilito che non è più sufficiente che vi sia semplice disparità economica, e che occorra invece dimostrare un’oggettiva difficoltà di trovare lavoro, in relazione alle potenzialità lavorative effettive del soggetto che chieda di ricevere gli alimenti.
Conta, infine, la durata del matrimonio: se questo è stato molto breve, gli alimenti non sono dovuti.
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