Il tradimento non è reato ma in casi particolari può diventarlo. Il modo in cui si tradisce non è irrilevante, e in certi casi il tradimento è reato (Cass. sent. 16543/2017).
Quando il tradimento è reato
Il tradimento è reato? La giurisprudenza ha ritenuto che tradire in maniera particolarmente umiliante e ostentata sia una forma di maltrattamento. E se i maltrattamenti in famiglia sono reato, va da sé che tradire può diventare in alcuni casi reato.
Come per il reato di maltrattamenti, la condotta deve avere il carattere dell’abitualità e quindi la caratteristica della reiterazione nel tempo.
A ciò deve accompagnarsi l’inflizione di una sofferenza. E la sofferenza morale è una forma di patimento grave, spesso maggiore rispetto a quello fisico.
La consapevolezza del tradito
E’ evidente che per, aversi una condizione di sofferenza morale, deve presupporsi la conoscenza della condotta dell’altro.
Il tradito deve quindi sapere di essere tale, poiché il maltrattato non può essere inconsapevole. E’ la consapevolezza a determinare lo stato di prostrazione morale e di umiliazione che è diretta conseguenza di ogni condotta maltrattante.
L’abitualità e l’umiliazione nel tradimento
Un singolo caso di tradimento, per quanto umiliante e per quanto rilevante sotto il profilo civilistico, non è rilevante sotto il profilo penale.
Il reato di maltrattamenti in famiglia consiste nell’esistenza di ripetute umiliazioni, percosse, minacce o intimidazioni.
Perché il tradimento abbia una rilevanza penalistica, quindi, deve anch’esso presentare la caratteristica della abitualità, della ripetitività in danno della vittima. A ciò si deve aggiungere il dolo, quindi l’intenzione di umiliare attraverso il tradimento.
Il tradimento nascosto e quello palese
Una serie di tradimenti nascosti, quindi, non può configurarsi come reato. Il tradimento ripetuto deve essere ostentato, portato volutamente a conoscenza del soggetto tradito con il preciso scopo di umiliare.
E’ il caso classico della relazione extraconiugale abituale e consumata alla luce del sole, di fronte a testimoni e conoscenti.
Lo stato di prostrazione e avvilimento che ne consegue è stato classificato dalla Cassazione (sent. 16543/2017) come l’effetto tipico del reato di maltrattamenti in famiglia.
Avv. Piergiorgio Rinaldi, esperto in diritto di famiglia
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Avv. Piergiorgio Rinaldi
La realta' della famiglia in crisi richiede conoscenze approfondite ed una dedizione assoluta. Soprattutto, richiede pratica quotidiana e grande passione personale. Per arrivare al migliore accordo.
Il tradimento non è reato ma in casi particolari può diventarlo. Il modo in cui si tradisce non è irrilevante, e in certi casi il tradimento è reato (Cass. sent. 16543/2017).
Quando il tradimento è reato
Il tradimento è reato? La giurisprudenza ha ritenuto che tradire in maniera particolarmente umiliante e ostentata sia una forma di maltrattamento. E se i maltrattamenti in famiglia sono reato, va da sé che tradire può diventare in alcuni casi reato.
Come per il reato di maltrattamenti, la condotta deve avere il carattere dell’abitualità e quindi la caratteristica della reiterazione nel tempo.
A ciò deve accompagnarsi l’inflizione di una sofferenza. E la sofferenza morale è una forma di patimento grave, spesso maggiore rispetto a quello fisico.
La consapevolezza del tradito
E’ evidente che per, aversi una condizione di sofferenza morale, deve presupporsi la conoscenza della condotta dell’altro.
Il tradito deve quindi sapere di essere tale, poiché il maltrattato non può essere inconsapevole. E’ la consapevolezza a determinare lo stato di prostrazione morale e di umiliazione che è diretta conseguenza di ogni condotta maltrattante.
L’abitualità e l’umiliazione nel tradimento
Un singolo caso di tradimento, per quanto umiliante e per quanto rilevante sotto il profilo civilistico, non è rilevante sotto il profilo penale.
Il reato di maltrattamenti in famiglia consiste nell’esistenza di ripetute umiliazioni, percosse, minacce o intimidazioni.
Perché il tradimento abbia una rilevanza penalistica, quindi, deve anch’esso presentare la caratteristica della abitualità, della ripetitività in danno della vittima. A ciò si deve aggiungere il dolo, quindi l’intenzione di umiliare attraverso il tradimento.
Il tradimento nascosto e quello palese
Una serie di tradimenti nascosti, quindi, non può configurarsi come reato. Il tradimento ripetuto deve essere ostentato, portato volutamente a conoscenza del soggetto tradito con il preciso scopo di umiliare.
E’ il caso classico della relazione extraconiugale abituale e consumata alla luce del sole, di fronte a testimoni e conoscenti.
Lo stato di prostrazione e avvilimento che ne consegue è stato classificato dalla Cassazione (sent. 16543/2017) come l’effetto tipico del reato di maltrattamenti in famiglia.
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